Domenica Regazzoni: attese, presenze, presentimenti

Dario Salani

Esiste un determinato percorso stilistico nel “fare arte” di Domenica Regazzoni.
Un cammino, iniziato molti anni fa, in cui l’artista si dedicava alla conoscenza della figura umana, partendo dallo studio del colore, della luce e della linea con un già accentuato senso della ricerca, della sperimentazione e della sintesi.
Nello stesso modo in cui le avanguardie storiche del ventesimo secolo si sono liberate dal limite della tavolozza e del pennello a favore di un’espressività più ampia – dall’impressionismo all’informale, dal futurismo al concettuale, Domenica Regazzoni volge, nei suoi ultimi anni di lavoro, un’attenzione particolare alle materie applicate sui quadri.
Sabbie, garze e pigmenti vanno a comporre un universo interiore denso di avvenimenti e visioni animiche, personalissime allusioni ad una spiritualità intrinseca della femminilità della pittrice.
La Regazzoni applica alla propria arte un concetto che ha indotto per la prima volta Duchamp secondo cui bisogna “Allontanarsi dall’aspetto fisico della pittura e porre ancora una volta la pittura al servizio della mente”. E, più che alla mente, Domenica pone l’arte al servizio della propria anima, componendo fantastiche vedute dove gli elementi naturali – terra, acqua ed aria – sono sempre presenti.