Domenica Regazzoni, l'intelligenza della mano
Daniele Astrologo Abadal
Nel riconoscere una proprietà intellettuale della mano si conferisce una certa autonomia ad un organo in genere relegato a mansioni ordinarie. Autonomia che non cade nel circolo vizioso del gesto meccanico perché orientata da una mente sensibile, mossa dal sentimento. Mano intelligente quella del pianista dimentico di se stesso nell'atto di suonare, del liutaio intento a ricavare un violino dal legno o dell'artista teso a far vibrare la superficie con segni e colori. Per tutti vige una manualità dotta e laboriosa, capace di creare ed interpretare con alti risultati estetici. Ne è consapevole Domenica Regazzoni che apprezza l'arte di suo padre, Dante Regazzoni, celebre liutaio. Di questi comprende ed eredita il patrimonio culturale tramandato dalla tradizione dei liutai italiani: "L'antica liuteria italiana era un'arte enciclopedica: un po' architettura, scultura e anche pittura nelle trenta e più mani di vernice, appositamente composta con soggettive e segrete ricette dagli stessi liutai". Un sapere enciclopedico in grado di far interagire i generi e pertanto di generare connubi con sensi di diversa natura come vuole il fenomeno della sinestesia. In questa direzione si muove la Regazzoni le cui composizioni pittoriche, spesso polimateriche, alludono ad universi acustici da ascoltare con lo sguardo: sono poesie visive ricche di significati allusi e mai definiti. La parola adatta a questo tipo di convivenza è quella simbolica del canto le cui proprietà liriche e poetiche confermano le profonde simpatie vigenti tra lo scritto steso e la sua pronuncia, tra il segno e la sua capacità di risuonare. Affinità rivelate quando il quadro viene messo in stretto dialogo con la poesia Haiku. Ascoltare con lo sguardo significa generare quel gioco di sinestesie per ribadire tutta la musica evocata dalla superficie del foglio.
Composizioni brevi di ampio respiro, perché nell'opera di piccolo formato si cela il segreto dell'universo intero. Nessuna chiusura iconografica, semmai sfumature di colore, profili slabbrati, segni lievi, macchie intense, sovrapposizioni per animare paesaggi interiori che sanno di memoria evocata. L'atmosfera che si respira è quella lirica della poesia, la migliore interprete di quest'arte. Una vera e propria vocazione che Regazzoni alimenta da diversi anni. Si pensi agli interessanti intrecci stretti con le poesie di Lucio Dalla, di Mogol o ancora prima con i canti segreti di Antonia Pozzi. Pronunciare questi versi per schiudere l'universo dell'immaginazione, contemplare queste superfici per ascoltare la eco del colore che dilaga sulla carta e vibra come se fosse una cassa armonica. La scultura non si sottrare a questa legge. Le forme plastiche, spesso ispirate da elementi presenti in strumenti nusicali qual'è il violino, sono in grado di risuonare nello spazio, di far vibrare le corde di chi contempla ascoltando. Un sentire ad occhi aperti perché ancora una volta musica e arte plastica sono tutt'uno.