Regazzoni incontra Dalla
Domenica Regazzoni è nata a due passi dal manzoniano "Ramo del lago di Como", e ancora lì ha lo studio, nel castello di Peschiera Borromeo. Figlia di un maestro liutaio, ha ricevuto proprio dal padre l’input ad immergersi in modo totale "in quell’intreccio di pittura, musica e poesia" che da più di 25 anni rappresenta la sua vita. "Vedendo mio padre - dice – ricavare da un pezzo di legno grezzo, col lavoro delle braccia e del cuore, uno strumento perfetto nelle dimensioni e nei rapporti tra fisica e armonia, e sentendolo poi suonare, ho capito che dalla manualità dell’artigianato, che è l’arte più “corporale” si può arrivare al suono, che è l’arte più “spirituale”. Il mio percorso è iniziato da quell’input".
- Il punto di partenza è comunque sempre stato la poesia…
Si, ed è stato un percorso di ricerca e di ascolto. Le parole infatti hanno un "suono nascosto" e per sentirlo e poterne “vedere i colori” bisogna trovare concentrazione e riuscire ad ascoltare una propria voce interiore.
- Come è avvenuto il passaggio dalla poesia alla musica?
Sono stata anche musicista: ho studiato 5 anni a Brera e per altri 5 anni chitarra classica. Di tutte queste esperienze però mi è rimasta solo la pittura, anche se mi porto dentro le altre: non riesco ad ascoltare un suono senza “vederne” un colore. E di conseguenza senza cercare di “dipingerlo”
- Perché ha scelto Dalla?
Perché è un cantautore “per tutti” e l’arte deve essere per tutti. Le sue canzoni arrivano al cuore di chiunque. I suoi testi a volte un po’ dissacranti, a volte dolcemente spirituali mi hanno sempre toccato profondamente. Ho sempre pensato che avesse dentro di sé un “desiderio di salvezza”, qualcosa che lo portava ad “andare in alto” pur tenendosi fortemente legato alla terra.
- Cosa le piacerebbe trasmettere?
Mi piacerebbe risvegliare nelle persone quello stupore che non esiste più e che ci porta a meravigliarci ancora delle piccole cose.
Intervista di Paolo Zuffada a Domenica Regazzoni, Avvenire Bologna Sette del luglio 2001